Flora on Canvas / E12

Crediti

Anno: 2013

Sito: Germania - Kaiserslautern

Committente: Municipalità di Kaiserslautern

Programma: Masterplan dell’ex area Pfaff - 162.000 mq

Budget: -

Status: Concorso

Team: Architettonico: Dunamis Architettura - Collaboratori: Nicoletta Colagrande - Immagini: Mauro Mauriello

Adaptable City - Kaiserslautern - From Mono-Large To Multi-Mix

L’obiettivo principale del progetto è quello di rendere l’area Pfaff un luogo urbano vivo, dal punto di vista sociale e architettonico.

Si trova in una zona di sviluppo che ha mantenuto i suoi edifici industriali, in cui sono chiaramente leggibili alcune tracce storiche, identificabili negli imponenti edifici in pietra arenaria del primo 1900, oltre alle grandi costruzioni degli anni 1930 e 1950, a colmare gli ampi vuoti tra gli edifici più vecchi.

L’insieme di questi manufatti definisce le direttrici primarie e le caratteristiche dominanti dell’area, che è tagliata longitudinalmente e trasversalmente da assi storici fra loro ortogonali. Il sito è collegato al resto della città dalla grande arteria di Konig Strasse, che corre dal centro verso la parte sud-ovest, introducendo alla zona tecnologica e universitaria. Nonostante ciò, non ha rapporti funzionali con il resto della città. A renderlo un potenziale luogo chiave, però, il fatto che l’area è circondata da zone diverse, ognuna caratterizzata da un utilizzo prevalente: il quartiere residenziale, la zona sanitaria e il polo universitario.

Il concept progettuale si sviluppa partendo da questo, attraverso due livelli trattati parallelamente, ma in modo diverso.

La piastra inferiore si articola attraverso una griglia ortogonale, generata dai ritmi delle tracce storiche riconosciute nel sito, una trama antica e moderna che si fondono. Su questa rete trovano posto edifici di grandi dimensioni che ospitano principalmente le funzioni del tecnopolo.

Il livello superiore nasce invece dalla trasposizione nel sito delle influenze urbane del contesto. Qui la materia urbana configura una rottura, o meglio, una frammentazione, da edifici compatti a una rete dispersa. I volumi, di altezze diverse, si articolano lungo due direzioni principali: una traccia residenziale e una direttrice tecno-culturale, in conformità con le funzioni urbane adiacenti.

Una sovrapposizione di matrici che porta i volumi superiori ad avere un rapporto sempre diverso con quelli inferiori, originando il mix verticale che caratterizza l’intero masterplan, con edifici che ospitano al loro interno funzioni per un utilizzo continuo nell’arco della giornata. Anche se i due layer hanno origini e forme distinte, interagiscono per comporre un’unica entità, affermazione di unità nella diversità.

Un sistema che materializza una sorta di flora: come la vegetazione naturale, che appare irregolare e disordinata su larga scala, ma regolare e accuratamente proporzionata a scala inferiore. Gli spazi pubblici attraversano l’intero sito di progetto. In questo modo la vita urbana penetra nella vecchia area industriale e interagisce con l’edificato a diversi livelli, aumentando il mix funzionale ottenuto dalla continua contaminazione fra spazi aperti e chiusi, spazi costruiti e aree verdi.